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Diversità cognitiva e intelligenza collettiva sono due espressioni dotte che descrivono, in realtà, un’evidenza molto semplice. E cioè che modalità diverse di apprendere e approcciarsi al lavoro sono una grande ricchezza. Non è un caso che le organizzazioni, senza distinzioni di dimensioni, settore di appartenenza o dislocazione geografica, siano sempre più alla ricerca di strade percorribili per raccogliere i benefici delle cosiddette diversità cognitive.

Uno studio pubblicato su Frontiers Psycology, fra i tanti che stanno fiorendo sul tema, rileva come le varie modalità attraverso cui i membri di un gruppo codificano, organizzano ed elaborano le informazioni influenzino indirettamente l’apprendimento del gruppo stesso o la sua capacità generale di lavorare insieme su una vasta gamma di compiti.
Lo studio è stato condotto, tra gli altri, da Anita Williams Woolley, professoressa associata del corso Teoria e Comportamento Organizzativi della Tepper School of Business alla Carnagie Mellon University. Ne emerge che, per creare la miglior collaborazione in un gruppo di lavoro, le aziende dovrebbero individuare il giusto bilanciamento tra i differenti stili cognitivi dei partecipanti.

Lo studio si è basato su 98 gruppi formati da 2 a 5 persone impegnate in un gioco di coordinamento.
Stando ai dati raccolti, il livello di collaborazione nei gruppi che avevano al loro interno il giusto livello di diversità cognitiva tra i partecipanti si è dimostrato più alto.
Per contro, nei gruppi in cui la diversità era pressoché assente o eccessiva, sono state rilevate situazioni, rispettivamente, di stagnazione e di incapacità di cooperazione.
Nel primo caso, è venuta a mancare la dose di flessibilità propria di un gruppo eterogeneamente equilibrato, mentre nel secondo, l’eccessiva divergenza ha disturbato la creazione di ponti tra i partecipanti.

In definitiva, possiamo dire che è molto importante per ogni azienda capire come creare i gruppi di lavoro e come questi reagiscano ai cambiamenti ambientali. I team che hanno la capacità di operare efficacemente in contesti mutevoli, infatti, sono più vantaggiosi per le organizzazioni rispetto a quelli meno resilienti.

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